Nel 2001 per la prima volta viene emanato un decreto che obbliga tutte le produzioni vinicole a DO ad essere sottoposte ad un controllo sistematico di tutte le fasi della filiera.
Il controllo consiste nel verificare il rispetto delle regole previste dai disciplinari.
Il controllo viene affidato ai Consorzi dei Tutela che rappresentano almeno il 40% dei produttori ed il 66% della produzione ed ha effetti su tutti gli operatori della filiera, anche i non soci.

Contro tale provvedimento, che rappresentava una vera rivoluzione per il settore, vennero promossi dalle CCIIA e da altri soggetti, privati ben 48 ricorsi al Tar. Tutti i ricorsi furono rigettati riconoscendo ai Consorzi tali funzioni in quanto questi ultimi svolgevano, sotto il controllo del Mipaaf, delle funzioni “latu sensu” pubblicistiche.

I Consorzi di Tutela con le caratteristiche di cui sopra, hanno operato, essendo formalmente incaricati dal Ministero, fino al 2009 quando con l’entrata in vigore del Reg. UE 479 (oggi 1308) veniva stabilito che le attività di controllo fossero affidate ad Enti Terzi di Certificazione pubblici o privati.
Pertanto alla luce di tale obbligo la normativa italiana recepisce le nuove disposizioni affidando ai Consorzi la tutela, la vigilanza e la valorizzazione della denominazione, e delegando agli Organismi di Certificazione il controllo di tutte le fasi della produzione (viticoltore, vinificatore e imbottigliatore), in relazione a tutti gli obblighi previsti dai disciplinari.

L’unica fase del controllo rimasta in capo ai Consorzi è quella del prodotto sul mercato attraverso gli agenti vigilatori. Viene concordato un piano di prelievi con L’ICQRF ed i campioni prelevati vengono sottoposti ad analisi chimico-fisiche ed organolettiche per verificarne la corrispondenza con il campione originariamente sottoposto a certificazione.

Quindi nel 2009, al fine di non vedere disperso il patrimonio di centinaia di tecnici ed ispettori che i Consorzi di tutela avevano formato nell’arco degli anni, la Federdoc ha ben pensato di costituire insieme a CSQA, società che ha una lunga esperienza nel settore delle certificazioni, Valoritalia come Organismo di Controllo privato.

Oltre la motivazione sopra citata, vanno sottolineati due altri fattori che ci hanno spinto in questa scelta: il primo è stato quello della tempistica, in quanto il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di controllo è stato repentino e solo una task force pronta poteva garantire il rispetto della nuova normativa; inoltre, ci siamo dati l’obiettivo di ridurre al minimo i costi di certificazione facendo in modo che la Società non generasse utili. Oltre Valoritalia sono nati tanti altri Organismi di Controllo Privati che oggi operano sul mercato e diversi Enti Pubblici (per lo più Camere di Commercio) le quali, stranamente, non hanno l’obbligo di accreditarsi ad Accredia di cui leggerete le funzioni di seguito.

Anche in questo caso, come era già avvenuto per i Consorzi, viene fatto un ricorso al Tar da parte di Unioncamere ed anch’esso viene rigettato per le motivazioni che saranno esposte in seguito
Oggi Valoritalia controlla circa 228 denominazioni, ha 28 sedi in tutta Italia è da’ lavoro a circa 180 persone, senza contare le centinaia di consulenti che vengono coinvolti nei servizi ispettivi.

Oltre alle certificazioni obbligatorie nel campo dei vini, Valoritalia opera come Ente di Certificazione anche nel biologico e nell’integrato del settore dell’agroalimentare .
E veniamo all’accusa di conflitto!!! Prima di invocare trasmissioni tipo “Report” o accusarci di “rompere le uova agli enti di certificazione del biologico” (ma perché la concorrenza crea dei problemi?) cerchiamo di spiegare come stanno le cose.

Valoritalia è un Ente di controllo accreditato da Accredia. Per chi non lo sapesse questo Organismo è l’unico a livello nazionale che svolge le verifiche di conformità sugli Enti accreditati; in particolare verifica che il soggetto terzo delegato alla certificazione di un prodotto soddisfi adeguati livelli di competenze e affidabilità. Inoltre in conformità alle norme europee verifica la sussistenza in capo al soggetto controllato dei requisiti di imparzialità .

Ebbene sia Accredia, che la sentenza TAR Lazio n. 412/2011 di cui si riferiva precedentemente, hanno espressamente escluso che la struttura proprietaria abbia in qualche misura inciso sui requisiti di terzietà.
Il CDA di Valoritalia è un organo di indirizzo ed è formato da 5 membri e Federdoc ne è presente con i suoi vertici Riccardo Ricci Curbastro, Presidente e i due Vice Presidenti Stefano Zanette e Francesco Liantonio a sua volta Presidente della Società (altro che “foglia di fico”). Gli altri due sono di espressione CSQA. Facciamo presente che Valoritalia ha degli organismi esecutivi svincolati dalla proprietà della società e dalla stessa struttura amministrativa; infatti Valoritalia è dotata di un Comitato di Salvaguardia e Imparzialità indipendente, di certificazione formato dai rappresentanti delle Associazioni dei Produttori (CIA, Coldiretti e Confagricoltura), dai rappresentanti dei trasformatori (Anca, Confederazione Nazionale Artigianato e Unione Italiana Vini), dai rappresentanti dei distributori (Confcommercio), dai rappresentanti dei consumatori (ADICONSUM, ASSOCIAZIONE CONSUMATORI UTENTI) e da Enti pubblici e privati( Assoenologi e Arpav, AICQ CENTRO NORD).
In altre parole tale Comitato, del quale non fanno parte né il Presidente di Federdoc né quello di Valoritalia, opera in maniera indipendente dalla compagine societaria.
Ad ulteriore garanzia e imparzialità nel caso in cui vengano sorteggiate le aziende del Presidente e dei Vice Presidenti di Federdoc, le attività di controllo vengono svolte da ispettori non dipendenti di Valoritalia in modo da garantire la correttezza e l’indipendenza della verifica.
Quindi proprio la predetta struttura organizzativa ha consentito ad Accredia il rilascio del certificato di accreditamento.
In base a tali presupposti, Valoritalia ha ottenuto l’autorizzazione dal Mipaaf a svolgere le attività di certificazione ed è sottoposta al controllo del suo operato da parte dell’ICQRF.
Un’ultima precisazione: il nuovo Direttore Generale, Giuseppe Liberatore, è stato scelto per la sua indiscussa esperienza e professionalità e si è dimesso da tutte le cariche operative ed istituzionali in conflitto con il suo nuovo ruolo.

Roma 15 dicembre 2017