Federdoc ha individuato cinque priorità strategiche per la legislatura 2024-2029

  1. Mantenere una politica vitivinicola forte
  2. (Ri)costruire la politica europea della qualità
  3. Misure adatte a una coltura perenne
  4. Difendere la cultura del vino e la moderazione
  5. Cooperazione istituzionale per la viticoltura

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Elezioni Europee 2024
Il vino una filiera strategica dell’economia e dell’agricoltura europea

Il settore vinicolo dell’UE in cifre (22/23):

– L’UE è il primo produttore di vino al mondo con 150 milioni di ettolitri, pari a oltre il 61% della produzione globale1
– Circa 3,2 milioni di ettari di vigneti2 (circa il 44% del totale mondiale) nel 2023. I vigneti europei coprono circa il 2% della superficie agricola utilizzata nell’UE.
– 2,2 milioni di aziende agricole vitivinicole nel 20203
– Stati membri produttori di vino: Spagna, Francia e Italia (che insieme rappresentano il 77% della superficie viticola dell’UE), Germania, Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.
– Circa l’80% della superficie viticola dell’UE è destinata alla produzione di vini di qualità con Indicazione Geografica. Senza i vini a DO e IG non esisterebbe la filiera vinicola europea.
– Quasi 17 miliardi di euro di esportazioni al di fuori dell’UE, con un contributo molto positivo alla bilancia commerciale europea (11 milioni di euro).

A livello nazionale:

– Circa 241.000 imprese viticole (Censimento 2020), di cui 38.000 aziende vinificatrici per un fatturato di 13,8 miliardi di euro (>10% del fatturato agroalimentare),

– Circa 674.000 ettari di superfici impiegate, con oltre 21.562 lavoratori impiegati (dato solo Lavoro subordinato).

La viticoltura italiana rappresenta un importante volano economico attraverso il quale le aree rurali connesse hanno potuto negli anni svilupparsi ed accrescere il loro benessere economico.

L’impatto economico positivo generato dal settore vitivinicolo in Italia è evincibile da alcuni dati presentati in un recente studio elaborato da Mediobanca (2022) dai quali emerge la redditività delle imprese vitivinicole situate nel territorio nazionale.

Le regioni che presentano i più elevati margini di redditività sono il Piemonte, il Veneto e la Toscana presentano rispettivamente al 8,2%, 5,5 % e 4,4 %.

Piemonte e Toscana presentano anche un buon rapporto costo del lavoro/produzione valore aggiunto pari al 38,7 % e 53, 4, nonchè un’ottima propensione all’export rispettivamente pari al 72,2% e 63,8%, superiore al 51,8% del dato medio. Ciò conferma che l’assenza della viticoltura generebbe un impatto economico negativo sulle aree rurali relative a tali zone di produzione.

L’effetto positivo della viticoltura in termini economici è riscontrabile anche in alcune aree del territorio nazionale caratterizzate da condizione pedo-climatiche altamente complesse ove la viticoltura rappresenta spesso l’unica forma di coltivazione attuabile e quindi importante fonte reddituale.

Pensiamo alle viti piede franco delle Cinque terre o dell’area del Sulcis o ai vigneti a terrazzamento della Valtellina che con le loro fila di muri a secco consentono la coltivazione dell’area preservando la stabilità geologica. Si tratta dei cosiddetti vigneti eroici coltivati in aree con ambienti naturali estremi che rendono difficile la coltivazione di qualsivoglia altra coltura. La viticoltura in queste aree richiede pertanto anche un grande impiego di forza lavoro, con un effetto conseguentemente positivo in termini occupazionali per le comunità rurali del luogo.

Il vino europeo è uno dei prodotti agricoli europei più esportati al di fuori dell’UE.

Il settore del vino a denominazione è un esempio perfetto di un settore che si modernizza costantemente, pur conservando le tradizioni e le competenze radicate nei suoi diversi terroir. I prodotti di qualità non possono essere delocalizzati o copiati ed il modello vitivinicolo si basa su una rete di piccole e medie aziende, spesso a conduzione familiare, che creano numerosi posti di lavoro diretti e indiretti nelle zone rurali, tra cui migliaia di posti di lavoro nell’enoturismo. Il contributo del settore vitivinicolo all’economia dei territori dell’UE è considerevole e indispensabile, poiché in molte regioni dell’UE non esistono alternative valide alla viticoltura.

Per secoli, la produzione di vino è stata uno stile di vita in molte parti d’Europa. È una tradizione che fa parte di una cultura e di un patrimonio comune. Frutto di un lavoro duraturo, il vino richiede passione e una conoscenza approfondita dell’uso del suolo, delle varietà di uva, della scienza e dell’innovazione. Questa competenza è stata trasmessa e perfezionata all’interno delle comunità di produttori di vino da uomini e donne orgogliosi della loro storia e dei loro prodotti. Molte delle regioni vinicole europee fanno parte dell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, offrendo ambienti unici e promuovendo la biodiversità.

Una filiera che affronta molteplici sfide

Come dimostrano i dati sopra riportati, le denominazioni vinicole sono una filiera ad alto rendimento
che svolge un ruolo chiave nello sviluppo rurale. Tuttavia, questo equilibrio rimane fragile di fronte alle crisi che colpiscono il settore. Sul fronte economico, le crisi commerciali, geopolitiche e sanitarie hanno avuto un impatto negativo sul settore, ed il vino in particolare che è stato oggetto di misure di ritorsione (si pensi qui alla questione Boeing). I cambiamenti climatici ed i sempre più frequenti eventi metereologici avversi (siccità, piogge intense, gelate, malattie) stanno mettendo a dura prova la capacità produttiva dei viticoltori, incidendo anche sul gusto del vino (maggiore alcolicità, minore acidità, ecc.). A ciò si aggiungono i cambiamenti sociali e generazionali che hanno avuto un profondo impatto sul modo di consumare le bevande alcoliche, con un forte calo del consumo di vino in Europa. Questi fattori hanno inciso sul flusso di cassa degli operatori e sulla loro capacità di investire ed hanno portato a cambiamenti di non poco conto, con conseguente perdita di superfici coltivate, di numerosi posti di lavoro ed a ricaduta una contrazione rispetto all’offerta di vino.

Le priorità per la legislatura 2024-2029

  1. Mantenere una politica vitivinicola forte

Dalla fondazione dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) il settore vitivinicolo è uno dei settori economici più regolamentati a livello internazionale ed europeo. L’obiettivo principale è assicurare un elevato livello di standardizzazione dei prodotti derivati dalla vite e garantire la qualità dei prodotti destinati ai consumatori. Va sottolineato che la viticoltura non è una semplice produzione agroalimentare, che lascia agli operatori piena libertà.

Ad oggi, tutte le principali disposizioni riguardanti la viticoltura – definizioni, potenziale produttivo, pratiche enologiche, deroghe alle regole di concorrenza, misure di mercato e di crisi, etichettatura, disciplinari, regole di commercializzazione, controlli, programma di aiuti specifici – sono disciplinate
dalla Politica Agricola Comune (PAC), in quanto il vino è considerato un prodotto agricolo, diversamente dalle altre bevande alcoliche – liquori, birra, sidro.

Nell’ambito della discussione che si sta avviando sulla riforma della PAC dopo il 2027, Federdoc desidera ribadire che il settore dei vini a IG è il principale attore nello sviluppo delle aree rurali e chiediamo pertanto alle istituzioni europee di mantenere una politica vitivinicola forte e specifica con:

– un budget di bilancio dedicato al vino;
– un programma di aiuti specifico per la viticoltura (che non beneficia di pagamenti diretti come altre filiere).

La viticoltura, come molte altre colture, è soggetta al cambiamento climatico, agli eventi metereologici spesso repentini e non prevedibili nè evitabili (siccità, gelo, pioggia, ecc.) ed alle malattie, per tali motivi riteniamo che le misure ad oggi contenute nella PAC possano essere migliorate rispetto alle necessità dei produttori mediante:

– Strumenti di regolamentazione della viticoltura.
– Strumenti di crisi, compresi i sistemi di riserva e di assicurazione agricola.
– Maggiore flessibilità rispetto alle misure attualmente vigenti e strumenti correttivi.

2.- (Ri)costruire la politica europea della qualità

Due terzi dei vini prodotti nell’UE sono vini di qualità a DO o IG tale caratteristica impedisce la delocalizzazione della produzione vinicola, protegge la ricchezza dei terroir europei, la biodiversità dei vitigni, le pratiche viticole specifiche di ogni regione, garantendo al consumatore l’origine e l’autenticità dei vini di qualità.

La politica di qualità è un modello di successo, per oltre 40 anni è stata il «fiore all’occhiello» della PAC ed i prodotti DOP e IGP sono stati gli ambasciatori della gastronomia e del know-how agricolo europeo nel mondo. La politica di promozione dei prodotti agricoli e la politica commerciale europea hanno permesso di globalizzare il sistema delle IG europee e di promuovere la qualità dei vini a denominazione sui mercati terzi.

La visione assai restrittiva della Commissione Von Der Leyen sulla sostenibilità ha messo in discussione questa strategia nell’ambito del Green Deal. I prodotti IG sono stati parzialmente “messi da parte” perché considerati non sostenibili, sia in termini ambientali (la maggior parte dei disciplinari non contiene disposizioni in materia di ambiente) sia in termini sociali, in quanto la Commissione considera le nostre denominazioni “nocive” per la salute dei consumatori, come la maggior parte dei prodotti IG, che contengono livelli eccessivi di sale, zucchero, grassi o alcol, anche se i nostri prodotti tradizionali non possono essere “riformulati” come i prodotti industriali. Ciò ha comportato una diminuzione dei fondi europei destinati alla promozione dei prodotti IG e una conseguente diminuzione dell’attenzione dei servizi della CE rispetto alla gestione delle IG.

Questo approccio è risultato inefficace e di difficile comprensione per tutti i settori.

Su espressa richiesta dei vini IG, l’unico settore produttivo europeo che attualmente ha una definizione di sostenibilità sancita nei testi europei è quello delle Indicazioni Geografiche, grazie alla recente riforma delle IG.

Ricordiamo che già nel 2022, uno studio commissionato dalla nostra Federazione Europea – EFOW – sulle iniziative per migliorare la sostenibilità intraprese dalle denominazioni vinicole di Francia, Germania, Italia, Portogallo e Spagna, condotto da Arcadia International4, ha evidenziato come la viticoltura stia investendo costantemente nella sostenibilità. Ne sono un esempio la sempre maggiore adesione a standard di sostenibilità.

La Federdoc chiede alle Istituzioni Europee di rinnovare il loro impegno nella politica europea della qualità e di continuare a investire in questi prodotti tradizionali. È essenziale continuare a promuovere i nostri terroir e rafforzare la protezione delle IG. Inoltre, le autorità pubbliche europee e nazionali devono considerare le denominazioni vinicole ed i Consorzi di tutela che le governanano come leve per sviluppare e generare pratiche sostenibili.

3.- Misure adatte a una coltura perenne

La vite è una coltura perenne che richiede numerosi anni per produrre i primi risultati e gli investimenti per gli impianti sono di lunga ammortizzazione, al pari dell’adattamento ai mutamenti legislativi che richiede tempo e fondi.

I cambiamenti climatici e le condizioni meteorologiche imprevedibili sono fattori che incidono sulle pratiche viticole delle denominazioni, poiché i vigneti non possono essere delocalizzati o ricollocati in altro territorio con clima più favorevole. Peraltro sono tutt’ora in corso ricerche sul genoma della vite, sulle varietà di vite e sull’adattamento/introduzione di nuovi vitigni, non solo per preservare le proprietà organolettiche dei vini, ma anche per far fronte alle calamità climatiche sempre più frequenti. Come è noto le suddette calamità possono distruggere il lavoro di un viticoltore in poche ore (piogge torrenziali, gelate), ed aumentano la probabilità che le viti sviluppino malattie fungine.

La Federdoc chiede alle istituzioni europee di sostenere il settore nell’affrontare questa sfida della produzione di qualità ed al contempo di continuare a puntare sulla ricerca e sull’innovazione. Il miglioramento delle pratiche sarà fondamentale per preservare le tradizioni, la qualità e la competitività.

4.- Difendere la cultura del vino e la moderazione

Lo status del vino è cambiato nel tempo, da “vino da tavola” a prodotto di piacere, convivialità e cultura, consumato occasionalmente. Il consumo di vino in Europa è diminuito negli ultimi decenni. La Commissione Europea stima che il consumo di vino in Europa è diminuito di circa il 7% nel decennio tra il 2013/2014 e il 2023/245, vale a dire 11 milioni di ettolitri in meno6

Secondo le ultime proiezioni della Commissione Europea, il consumo di vino continuerà a diminuire da qui al 20357

La filiera vinicola europea è unita nella lotta contro il consumo eccessivo di vino, attraverso programmi europei e nazionali, si incoraggia un consumo responsabile basato sulla moderazione, sul piacere e sulla condivisione.

L’ultimo studio della rivista scientifica The Lancet, pubblicato nel luglio 20228, ha rivisto il precedente studio sul consumo di bevande alcoliche, compreso il vino in esito ad una nuova analisi dei metadati.

I ricercatori hanno concluso che il rischio complessivo per la salute dipende, in parte, dall’incidenza delle diverse curve di rischio e dai “fattori di profilo” di salute, età e provenienza geografica.

Si tratta di una differenza sostanziale rispetto allo studio precedente dello stesso gruppo di ricercatori, che aveva concluso che i rischi per la salute erano presenti a prescindere dalle quantità di alcol assunte e dai fattori di profilo.

La filiera è impegnata a fornire ai consumatori informazioni migliori. Infatti, il vino è l’unico settore delle bevande alcoliche ad avere un quadro normativo che impone a tutti gli operatori di etichettare gli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale dei vini; questo regolamento è in vigore dall’8 dicembre 2023.

La Federdoc invita le istituzioni europee a continuare a concentrare le politiche pubbliche europee sulla riduzione del consumo eccessivo di vino, in particolare attraverso programmi di informazione educazione e sostegno a coloro che hanno una dipendenza dall’alcol, piuttosto che attraverso messaggi sanitari europei in etichetta.

5.- Cooperazione istituzionale per la viticoltura

La Federdoc auspica che la prossima Commissione Europea faccia dell’agricoltura uno dei principali settori strategici per il futuro dell’Unione Europea. Di fronte alle diverse sfide che i cittadini europei devono affrontare, è centrale assegnare al settore agricolo europeo, e in particolare alla viticoltura a DO, i mezzi per continuare la sua transizione verso un modello sostenibile, mantenendo la sua capacità di rispondere alle domande del mercato pur restando competitivi. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale dare un ruolo più forte al Commissario per l’Agricoltura.

La Federdoc invita i futuri membri del Parlamento Europeo a battersi per il rinnovo dell’Intergruppo Vino, il più antico intergruppo del Parlamento Europeo che rappresenta una sede istituzionale di scambio molto importante per il nostro settore

 

Note

1 OIV_World_Wine_Production_Outlook_2023.pdf

2 EU-27 estimated agricultural balance sheets (europa.eu)

3 Vineyards in the EU – statistics – Statistics Explained (europa.eu)

4 Final-report_06-June-2022-EFOW-Study-State-of-play-sustainability-initiatives-wine-appellation-sector.pdf

5 Cfr: “EU Commission presentation to the Civil Dialogue Group on Wine, date 10 November 2023”

6 Cfr: “EU Commission presentation to the Civil Dialogue Group on Wine, date 10 November 2023”

7 EU Agricultural Outlook 2023-35 report (europa.eu)

8 Population-level risks of alcohol consumption by amount, geography, age, sex, and year: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2020 – The Lancet